Le anime purganti partenopee, la fede sfida i secoli. Monito eterno dei teschi |
NAPOLI - A Napoli si chiamano “’e cap ‘e mort”. Teschi dalle fauci spalancate e dalle orbite vuote, che sembrano lanciare ai passanti un monito silenzioso ed eterno. Verso di loro la gente ha un timore reverenziale che si pone a metà strada tra fede e superstizione.
Nessuno osi prendersi gioco di loro… a chi in passato l’ha fatto le cose non sono andate bene e questo la gente del popolo lo sa, la memoria collettiva è stata tramandata di padre in figlio.
La Chiesa delle Anime del Purgatorio ad Arco dopo una fase di “scollamento” con la città ed i suoi abitanti, muove un primo passo per ricucire un rapporto fatto di dialoghi e “scambio di amorosi sensi”, caratterizzato dall’intensità del culto delle ossa sconosciute, che ha saputo sfidare i secoli ed i divieti.
L’occasione è offerta dall’apposizione di una targa in ricordo dell’opera svolta dall’associazione Incontri Napoletani, a favore del restauro dei dipinti e dei paramenti sacri presenti nella chiesa (in particolare “La Madonna delle anime purganti”, una delle opere più note di Massimo Stanzione).
Questo il momento da cui ha preso il via l’evento “Tra Inferi e Cielo: passaggio a Purgatorio ad Arco” (svoltosi il 2 marzo 2013), organizzato dall’associazione fondata da Tina Giordano Alario ed attualmente presieduta da Patty Giordano, in collaborazione con L’Opera Pia Onlus presieduta da Donato D’Acunto.
Da fuori, sul Decumano Maggiore, oggi via Tribunali, la “sua facciata barocca è inquietante” come ricordano Maurizio Ponticello e Agnese Palumbo nel loro libro “Misteri e storie insolite di Napoli” (edito da Newton Compton). Dentro, ad accogliere i visitatori “Angeli volanti, femori incrociati a ics e pomi di melograno, il famoso teschio con le ali piumate dispiegate, con la bocca spalancata e i denti sbeccati campeggia dietro l’altare maggiore”.
AL DI LA’ DEI DIVIETI
“Il culto delle cosiddette ‘anime pezzentelle’, o anime purganti - sottolinea Ponticello -, è ancora oggi molto radicato nella spiritualità partenopea. Fu proibito nel 1969 dal cardinale Corrado Ursi, perché quelle ossa sconosciute, cui venivano donati fiori, accese candele ed indirizzate ferventi preghiere, venivano omaggiate come reliquie e le uniche reliquie riconosciute dalla Chiesa erano quelle dei santi”.
Ma nessun divieto riuscì a fiaccare la fede dei Partenopei, che continuarono a coltivare questo “rapporto di scambio” con le “cape” (lo stesso culto si ritrova nel Cimitero delle Fontanelle).
La scelta dell’anima a cui portare il “refrisco”, aiutandola nella sua ascesa dal Purgatorio al Paradiso (attraverso preghiere ed una serie di gesti ed attenzioni segno di una profonda pietas) avviene di solito attraverso un sogno.
Il fatto che di questo culto siano protagoniste proprio le teste non è un caso. Infatti, secondo quanto spiegano gli esperti, la testa racchiude “le parti più importanti dell’anima, il cosiddetto nous, il principio divino, strumento di conoscenza di sé”.
LA PIETAS
Una volta stretto il patto, la persona si prende cura della capuzella e questa si adopera per il compimento della grazia. Segno dell’avvenuto prodigio è che il teschio suda, sia per la fatica delle gesta compiute, sia per lo sforzo di salire un altro gradino che possa condurre l’anima verso il Paradiso.
Un’usanza antica che, come spiega Ponticello, affonda le radici nei “culti agli avi conosciuti e sconosciuti, la cui regina è Ecate”.
I riti in onore della dea si celebravano il lunedì ed ancor oggi sembrerebbe che, tanto alla Chiesa delle Anime del Purgatorio quando al Cimitero delle Fontanelle, le persone compiano i loro pellegrinaggi devozionali proprio di lunedì.
Nell’ipogeo si trovano fiori, candele ed incenso, ma anche svariati oggetti che apparentemente non c’entrano nulla con la devozione, come ad esempio biglietti di autobus.
“L’omaggio – spiega Ponticello – in senso antropologico è un qualsiasi oggetto che essendo stato a contatto con il corpo è entrato in relazione anche con l’anima”. Un filo teso tra le due esistenze, in uno scambio di gioie e dolori. Un momento di intensa empatia.
LE LETTURE
Nel corso dell’evento, tre letture a cura di Simonetta De Chiara Ruffo di Radio Kiss Kiss, tratte da “Misteri, segreti e storie insolite di Napoli”. “Le anime purganti e la Livella”, “Trentaquattro, 'a capa ‘e morte” ed un omaggio al mito con “Orfeo la lira e l’arte dei crocicchi”.
Durante la visita all’antico ipogeo (sec. XVII), recentemente riordinato nell’ambito del progetto “Un Arco sul territorio”, i partecipanti hanno reso omaggio alle ossa sconosciute con candele bianche.
di Tania Sabatino
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