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Un'opera d’arte è possibile anche per i non vedenti, al Museo Cappella Sansevero

Cristo-Velato-foto-Romano NAPOLI - Al Museo Cappella Sansevero di Napoli l’arte si tocca. Far vivere anche a chi è stato privato della vista l’emozione trasmessa da un’opera d’arte è possibile. Napoli continua sulla strada delle buone pratiche, seguendo l’esempio di altre città italiane, come a esempio Roma e Lucca. Parte da questi presupposti la visita tattile al Cristo velato, opera dello scultore Giuseppe Sammartino, e ai bassorilievi della Pudicizia e del Disinganno, organizzata dal Museo Cappella Sansevero, presieduto da Fabrizio Masucci, organizzata il 19 febbraio 2013, nella stessa settimana in cui cade annualmente la Giornata nazionale del Braille (21 febbraio). L’accesso e la visita guidata sono offerti gratuitamente e corredati dal dono di un cd, arricchito da ulteriori contenuti. Un progetto, coltivato a lungo, realizzato grazie alla collaborazione con L’Unione Nazionale Italiana Volontari pro Ciechi di Napoli (Univoc), presieduta da Salvatore Petrucci, e la sezione provinciale di Napoli dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti (Uic), di cui è vicepresidente Mario Mirabile (entrambi presenti all’iniziativa, cui va il loro plauso). Sono loro, infatti, ad aver messo a disposizione guide specializzate ipo e non vedenti (opportunamente formate dalle guide del museo) per accompagnare i visitatori nell’esplorazione tattile delle opere.
Le visite, cominciate alle 10, sono durate per tutta la giornata. Tra i primi ad arrivare, folti gruppi di studenti dell’Istituto professionale Paolo Colosimo, accompagnati dal preside Giulio De Cunto. Successivamente, e fino alle 19, si sono alternati ogni ora altri gruppi di visitatori. Presenti anche alcuni sordociechi. Gli interpreti prendevano loro le mani e tracciavano dei segni, equivalenti a lettere e parole, sulle dita, sui polpastrelli e sul palmo per spiegar loro cosa stava dicendo la guida. Così la conoscenza e le emozioni venivano assorbite lentamente, attraverso l’organo di senso più esteso del corpo. Il percorso guidato, a cura dell’associazione NarteA, comincia con una spiegazione delle caratteristiche della Cappella, costruita nel ‘500, trasformata e ampliata nel 1613 e totalmente reinventata ne ‘700 da Raimondo Di Sangro, settimo principe di Sansevero, alchimista e scienziato illuminato.
Il mausoleo gentilizio, gioiello dell’arte barocca, fu concepito come un tempio di virtù e di perfezionamento interiore. Ai lati, quattro cappelle poco profonde ospitano le sculture che rappresentano le virtù dell’uomo massonico (di Sangro era affiliato alla Massoneria), tra cui spiccano il decoro, la sincerità, la liberalità, lo zelo della religione ed il dominio di sé.
Arriva il momento di “fare vedere con le mani” il Cristo Velato. Le mani passate sul viso, sulle spalle, sul costato... fino ad arrivare ai piedi, accanto ai quali ci sono il cilicio e le tenaglie, simboli del martirio. Dopo una breve spiegazione introduttiva, è la volta di toccare anche i bassorilievi della Pudicizia, ricoperta da un velo e con lo sguardo perso nel tempo (opera dello scultore Antonio Corradini, che il Principe dedicò alla madre morta non ancora ventenne) che secondo una lettura afferente alla scuola alchemica rappresenta Iside, la dea della sapienza. Sul basamento è rappresentato un episodio evangelico. In un giardino, Maria Maddalena incontra Gesù risorto, che scambia per un giardiniere. Quando cerca di toccarlo però, il Cristo la blocca, dicendo che non è ancora il momento. La verità è ancora velata e può essere scoperta solo attraverso un percorso di conoscenza, le cui tappe sono difficili e non sono destinate a tutti, solo agli iniziati. Poi si passa al Disinganno (opera dello scultore Francesco Queirolo e dedicata al padre). Qui l’uomo si sta con fatica liberando dalla rete dell'ignoranza e dalle tentazioni mondane grazie all'aiuto di un genietto alato e alla luce di conoscenza della Bibbia. Sul basamento, l’episodio di Gesù che restituisce la vista a un cieco. A concludere il percorso il monologo teatralizzato, recitato dagli attori Antimo Casertano e Stefano Ferraro dell’associazione NarteA.
Il presidente Masucci spera di dare continuità, anche per il futuro, all’iniziativa. Una continuità che potrebbe venire dall’adesione, per il 2014, al progetto della Sovrintendenza “Napoli tra le mani”. A maggio di quest’anno il progetto farà tappa al Museo di Capodimonte. Tappe precedenti la Certosa di San Martino, il Duomo di Napoli e le Catacombe di San Gennaro.

di Tania Sabatino

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Data:  25/2/2013   |    © RIPRODUZIONE RISERVATA            STAMPA QUESTO ARTICOLO            INVIA QUESTO ARTICOLO


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