Società riscossione tributi incassa e si tiene 100 milioni di euro, 5 arresti |
GENOVA - Peculato e sequestro di beni nei confronti di una società operante nel settore della riscossione tributaria, con sede in provincia di Genova. La Guardia di finanza ha eseguito 5 misure cautelari disposte dall'Ag nei confronti degli amministratori dell'impresa accusati di peculato, nonché un provvedimento connesso di sequestro di beni e denaro per un valore di circa 9 milioni di euro. Nella mattinata odierna, il Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Genova ha dato esecuzione a cinque misure cautelari, una di custodia in carcere e quattro afferenti all’obbligo di dimora nel Comune di residenza, nei confronti degli amministratori di una società operante nel settore della riscossione per conto di enti pubblici territoriali (Comuni), nonché ad un correlato provvedimento di sequestro, afferente a beni e denaro nella disponibilità dell’impresa, per un valore complessivo di circa 9 milioni di euro, costituiti da beni mobili ed immobili, autoveicoli, titoli azionari, denaro depositato in conto corrente ed oggetti di lusso.
Contestualmente all’esecuzione dei suddetti provvedimenti coercitivi, sono state eseguite, sempre su disposizione dell’A.G., 9 perquisizioni, volte ad acquisire al procedimento penale ulteriori elementi probatori sulle responsabilità degli indagati, riguardanti abitazioni ed uffici ubicati in varie località, in particolare in provincia di Genova, nella zona del Tigullio, a Roma ed in provincia di Piacenza.
I provvedimenti giudiziari eseguiti, sono stati emessi dal Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Chiavari, Dott. Fabrizio GAROFALO, su richiesta del Procuratore della Repubblica alla stessa sede, Dott. Francesco COZZI.
L’operazione deriva da articolate e complesse indagini, che hanno portato ad accertare gravissime irregolarità gestionali, in capo alla società indagata, azienda che esercitava la propria attività a livello nazionale, occupandosi della riscossione di tributi locali (ICI, TOSAP ed altre entrate), per incarico ricevuto da oltre 400 Comuni, distribuiti in varie regioni del territorio nazionale. L’azienda, una volta introitate le somme provenienti dalla riscossione tributaria, anziché riversarle agli enti a cui spettavano, al netto dell’aggio di sua competenza, le tratteneva sui propri conti correnti, appropriandosene indebitamente. I fondi, poi, attraverso rapporti, privi di effettive ragioni economiche, con altre società, riconducibili all’amministratore di fatto dell’impresa di riscossione, vero “dominus” ed artefice di tutta l’operatività aziendale, venivano distratte a beneficio di quest’ultimo.
Gli approfondimenti investigativi, considerato il meccanismo attraverso il quale i fondi uscivano dalla società di riscossione, sono stati concentrati sulle operazioni con le “imprese collegate”, spesso documentate come consulenze o piani di riorganizzazione aziendale, verificando, altresì, alcune operazioni societarie di natura straordinaria, come aumenti di capitale e costituzione di nuove società, risultate funzionali, anche queste, a distrarre ingenti somme.
Una delle consulenze, per le quali è stato corrisposto un compenso di circa 2 milioni di euro, ha riguardato l’improvvida acquisizione di una società di riscossione brindisina, già indebitata per circa 43 milioni di euro; tale operazione ha comportato un irreparabile pregiudizio per il patrimonio della società in questione.
Al di là delle irregolarità descritte, l’impresa di riscossione, a causa di una cattiva gestione e delle numerose denunce presentate nei suoi confronti per la scorretta attività gestionale, da parte di vari Comuni vittime delle sottrazioni di fondi, che gli avevano revocato le concessioni per l’esazione tributaria, è entrata in stato d’insolvenza, venendo, conseguentemente, dichiarata fallita dal Tribunale di Roma, dove l’azienda ha la sede legale e dove la locale Procura procede per violazioni della legge fallimentare.
Le attività d’indagine hanno consentito, sinora, di comprovare, in modo certo, l’avvenuta appropriazione di fondi per un ammontare di circa 20 milioni di euro; i soggetti indagati, in tutto 9, cioè quelli sottoposti alle misure cautelari, più altri 4 perseguiti “a piede libero”, sono accusati, dall’A.G. chiavarese, di peculato e reati fiscali.
Le risultanze dell’indagine giudiziaria vengono utilizzate per lo sviluppo di una verifica fiscale, tuttora in corso, nei confronti della società di riscossione.
Guardia di Finanza di Genova
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