L'Imperatore, l'Usuraio, Pico della Mirandola e il gioco del Monopoli. L'Italia! |
TORINO - L'Imperatore, l'Usuraio, Pico della Mirandola e il gioco del Monopoli. C’era una volta un trono di bronzo dorato dove siedeva un anziano Imperatore. L’usuraio giunse un giorno a Palazzo con una borsa di stracci, e un dono speciale: il gioco del Monopoli. Era il Venerdì di Passione. Entrò sommessamente nella stanza del Trono e rivolgendosi all’Imperatore con il dono tra le mani disse ”Vincerà alla fine chi riuscirà a gestire meglio le proprie finanze, mandando tutti gli altri in bancarotta”.
L’Imperatore ebbe un fremito, guardò negli occhi l’Usuraio, lo prese per il bavero del colletto e gli chiese ”Quanti sono tutti gli altri”?
“60.626.442, Mio Signore, ma questo è un dato relativo” rispose sogghignando l’Usuraio.
“E, sentiamo, quali sarebbero le regole del gioco?” chiese incuriosito l’Imperatore all’Usuraio.
“Sire, poche e semplici regole, due dadi, probabilità, imprevisti, la prigione e la casella del via.
L’Imperatore a quel punto si alzò dal Trono, raggiunse un tavolo di cedro finemente intagliato e incominciò a giocare mentre l’usuraio rimase a guardare.
Il parco della Vittoria valeva ben 228 milioni di euro l’anno, il doppio dell’Eliseo, e sei volte la Corona d’Inghilterra. Ma all’Imperatore tutto questo non importava, del resto lui non aveva vestiti nuovi.
“Nel gioco del Monopoli la cosa più spiacevole è pagare le Tasse” e le banche pagheranno sempre la metà del valore dei Lotti ipotecati” aggiunse l’Usuraio, dopo che l’Imperatore ebbe lanciato i dadi.
La prima pedina si fermò sulla casella imprevisti.
L’Imperatore alzò la carta: riportava la dicitura Equitalia.
“Questo paese ci vuole tutti un po’ zingari”, disse l’Usuraio fregandosi le mani; “perché la casa se ce l’hai, o te ne disfi per non pagare oppure interviene Equitalia e te la espropria”.
“Comprendo”, disse l’Imperatore, e raggiante di felicità, proseguì il gioco. La sfortunata pedina però si fermò sulla prigione. “Ora dimmi, servo meschino, quale sarà la prossima mossa?”
L’Usuraio spaventato rispose: “In prigione senza passare dal via, Il Nord è caduto, il Terremoto ha dato buoni frutti, e l’incoerenza corre sul filo. Ma non c’è nulla da temere, un biglietto condono per uscirne lo si trova sempre”.
Altro tiro di dadi, e la pedina si posò sulle Probabilità. L’Imperatore alzò la carta, la cui dicitura riportava chiaramente: +24,6 %.
L’Imperatore rimase immobile a scrutare il cielo dalla finestra. “E’ la percentuale del PIL, vero?”
“Chiedo venia Sire, ma è la percentuale dei suicidi, in quest’ultimo anno” rispose l’Usuraio.
L’Imperatore colto dall’ira, strappò la carta probabilità a pezzettini e lanciò nuovamente i dadi.
Nel mentre, vide passare lungo il corridoio un uomo dal volto sconosciuto.
Chi è costui, domandò l’Imperatore all’Usuraio?
Pico della Mirandola, Sire. Un pazzo che vaga di palazzo in Palazzo e scrive che Dio e le bestie non conoscono la meschinità, il peccato e l’aberrazione, ma nemmeno il progresso.
L’Imperatore a quel punto ordinò all’Usuraio di far sedere Pico al tavolo da gioco.
Pico, rivolgendosi all’Imperatore e all’Usuraio, lanciò i dadi e disse: “Non è la corteccia che fa la pianta, ma una natura ottusa e insensibile, né la pelle che fa l'animale, ma un'anima bruta e sensuale”. Perciò vedendo un uomo dedito al ventre, quasi essere che serpe al suolo, è un frutice ciò che si vede, non un uomo, non è forse vero Imperatore?
E vedendo uno reso cieco dalle vane malie della fantasia e lusingato e soggetto alle blandizie dei sensi, è un bruto, non un uomo ciò che si vede, non è forse vero Usuraio?
L’Imperatore e l’Usuraio a quel punto ammutoliti dalle dichiarazioni, ripresero a giocare, consapevoli del fatto che non si sarebbero mai salvati. Il 60.626.442, era sempre più vicino.
Italiani, Buona Pasqua!!!
di Michela Farabella
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