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Natuzza, la mistica calabrese, fu miracolata da San Giuseppe Moscati

bruni pierfranco 07082012 ROMA - San Giuseppe Moscati in Cristo in Dio senza le retoriche della religiosità. Natuzza, la mistica calabrese, fu miracolata dal medico Santo. Il mistico conosce la storia e riesce a vivere dentro la storia dell’umanità ma con essa ha sempre un rapporto misurato sul confine dei limiti metafisici. Il mistico conosce la teologia ma è il mistero che rapisce la sua anima perché il suo cuore è fuori dalle ambiguità e il suo sguardo ha sempre lo spazio della carità.
Continuo a riflettere sulla figura di San Giuseppe Moscati. Non è soltanto un uomo – santo che è stato attraversato dal mistero. Il mistero è parte integrante del suo vivere quotidiano attraverso una chiave evangelica che scava rughe nel senso d’infinito.
Noi naviganti sprovveduti ci affidiamo alla salvezza che ci offre non certezze ma la forza di aggrapparci alla preghiera. È la preghiera che ci salverà o forse ci solleverà dai dolori del quotidiano in una gioia che si chiama sopportazione. Ma questo viaggio che compiamo nelle nostre anime ci viene affidato da una voce che, a volte, giunge da lontano, a volte è vicinissima, e si chiama fede.
La preghiera senza la fede non conduce lungo la strada della salvezza. Bisogna credere! Avere fede in Cristo. Quando ho scritto le pagine per il saggio su Giuseppe Moscati mi sentivo completamente indifeso e impreparato. Come sempre mi succede arriva, in momenti particolari, una voce riposante che ha il dono della serenità. Quella voce mi sussurra parole. Sono le parole che hanno abitato lo strazio e sono diventate leggerezza. La leggerezza del sogno.
Il silenzio si fa intreccio di ricordi e nelle pause è come se mi assentassi. E poi giungono le parole, le parole che scrivo, le parole che sono un flusso che mi trasporta in un immaginario in cui immagini e suono si incontrano. Sempre ritorno a San Giuseppe Moscati.
Io scettico ed eretico. Forse più eretico che altro sono lontano dalla chiesa istituzione. Ovvero sono lontano dalla chiesa – Agostino Gemelli. Eppure ha avuto un grande potere di condizionare. Padre Pio, un santo da vivo. E poi Natuzza Evolo: la mistica di Paravati, in Calabria, che Gemelli fece rinchiudere in manicomio. La chiesa – potere resta sempre quella del rogo di Giordano Bruno.
Io sto con Giordano Bruno. Io sto con Natuzza. Io sto con Padre Pio. Io sto con San Giuseppe Moscati. Con la chiesa non teologia ma con la “chiesa” mistero che è la “chiesa” dei mistici.
Ebbene, spesso mi trovo a raccogliere l’offerta del silenzio e di dialogare in modo forte con i santi. Dialogo e mi scontro. Mi danno mazzate e mi accettano. Sono loro che mi hanno cambiato. Sono loro che tracciato il mio viaggio. Da molti anni. Eppure resto lontanissimo dalla chiesa – Gemelli e da tutto ciò che ha creato. Nella mia umiltà riesco forse anche a pregare. Con dignità. Ma non chiedo di essere perdonato perché non credo al peccato.
Credo a quella voce che mi giunge da lontano e mi sussurra. San Giuseppe Moscati ha segnato, accanto al mio San Francesco e alla Madonna di Pompei, il mio vivere. Con Antonio è tutto un altro discorso. C’è di mezzo anche il deserto e l’Oriente. Leggendo alcune pagine riguardanti Natuzza, la mistica calabrese, mi sono ritrovato nel misterioso segno della grazia. La grazia è nel mio cammino. Come il miracolo. Ma ciò non mi convince della lotta tra il peccato e il perdono: sono sempre più convinto della loro vanità e della loro invenzione per incutere timore.
Non mi appartiene il termine “timor di Dio”. Io non ho timore. Io litigo con il Francesco di Paola costantemente. Ebbene, senza dilungarmi e uscir di strada ritorno al libro di Natuzza. Ho trovato una confessione che mi ha emozionato e mi ha fatto tremare le dita e i polsi tanto che i miei bracciali orientali hanno emesso un suono strano. Già conoscevo questo episodio per una esperienza antropologico – popolare. Ma letta con una sintonia d’anima mi ha scavato.
Ecco: “Un altro Santo con cui Natuzza ebbe un particolare rapporto intenso fu Giuseppe Moscati! Il medico Santo l’aiutò quando fu operata al cuore nel 1996. durante l’intervento, Natuzza lo vide materializzarsi accanto ai chirurghi chini su di lei. Le parlò e la rincuorò, stando alle testimonianze degli stessi medici qualcosa di clinicamente inspiegabile avvenne durante quell’operazione. Natuzza mi confidò una volta che San Giuseppe Moscati le appariva spesso quando lei si trovava in altri luoghi, da persona che soffriva come se volesse sostenerla in queste sue missioni”. Il brano è tratta dal libro di Luciano Regolo: “Natuzza, amica mia. La vita di Natuzza Evolo nel racconto di una testimone d’eccezione”, Mondadori 2011 (pag. 86).
La testimone d’eccezione risponde al nome di Italia Diodati Giambà. San Giuseppe Moscati e Natuzza.
Un uomo colto che ha portato con sé sempre la carità (quella francescana) e una donna popolana nel “segreto” dei mistici che viaggiano lungo i sentieri del sacro. Il mistero non è un cammino inesplorato e tanto meno ci si mette in cammino del mistero. Per chi ha fede nella chiesa ed ha il dono del credere è meno inquietante o forse non lo è per nulla vivere la religiosità nella cristianità.
Per gli eretici che continuano ad ammirare Giordano Bruno e Giovanna d’Arco e processerebbero in una danza di guerra Apache Agostino Gemelli è molto più inquietante e forse è terribilmente devastante fare i conti con il mistico con la consapevolezza che quando giungerà la morte non accetterebbero funerali di pianto e belle parole per l’occasione con prediche inutile pronunciate da uomini – sacerdoti ai quali non si crede.
Io non credo alla chiesa dei sacerdoti. Il mio patto è quello di starmene in silenzio con le contraddizioni dei sufi, con la grandiosità di Cristo, con la pazienza dei monaci buddisti. Il resto ha i paramenti dell’ipocrisia. Per tutto ciò che ho detto andrei sotto accusa. Ma state certi che il mio Francesco, il barba bianca di Padre Pio, il medico santo, l’Antonio del deserto e la calabrese che amò il Pio e il Francesco non mi lascerebbero da solo.
Confido in loro. Né negli amici perché amici non ne ho. Nei a chi i miracoli vorrebbe farli ma non può. Né ai falò per redimere i peccati che per me non esistono. Forse solo Aquila Selvaggia mi porterebbe oltre le nuvole. Tutto questo per dire cosa? Padre Gemelli non è mai stato nelle mie “grazie”.
San Giuseppe Moscati ha il misterioso che ci avvolge. Egli però era anche uomo di chiesa. Aveva una profonda serenità. Io invece resto nei “sotterranei del sottosuolo” a contemplare il segno dei misteri. San Giuseppe Moscati è nella vita nascosta con Cristo in Dio. Come San Paolo. Forse ci sarà ancora una Gerusalemme Liberata o un sole così accecante che mi condurrà oltre Damasco.
Ecco perché il mistico conosce la storia e il tempo ma è l’eternità che vive nel suo cuore. È questo forse uno degli insegnamenti belli di Giuseppe Moscati. Un Santo non tra i santi.
San Giuseppe Moscati. Un Santo nella ironia di una recita e nelle fedeltà del teatro della vita che può reggersi in Cristo in Dio senza le retoriche della religiosità.

di Pierfranco Bruni
Data:  7/8/2012   |    © RIPRODUZIONE RISERVATA            STAMPA QUESTO ARTICOLO            INVIA QUESTO ARTICOLO


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