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Il disastro della Rai nei numeri impressionanti della Corte dei conti

cavallo-rai ROMA - Le risultanze gestionali economico-finanziarie e patrimoniali della RAI e del Gruppo hanno registrato nel 2010 un notevole peggioramento. (Corte dei conti – Sezione controllo Enti – Pres. L. Giampaolino, Rel. Pres. Luciano Calamaro – Determinazione n. 72/2012 del 17 luglio 2012 – Relazione sul risultato del controllo eseguito sulla gestione finanziaria di RAI – Radiotelevisione italiana S.p.A. per l’esercizio 2010.)
La perdita di RAI SpA di 79,9 milioni di euro nel 2009, nel 2010 si è attestata a 128,5 milioni di euro; i valori negativi del conto economico di 61,8 milioni nel 2009, sono giunti a 98,2 nel 2010.
Anche il patrimonio netto della Società ha registrato una sensibile diminuzione essendo, passato dai 497,1 milioni di euro del 2009 ai 374,8 milioni di euro del 2010.
Rilevanti sono anche i debiti finanziari di Gruppo, che assommano, nel 2010, a 148,8 milioni di euro (pur se in leggera flessione rispetto al 2009).
I profili di criticità nella gestione della RAI - tra i quali il persistente sbilancio negativo tra ricavi e costi - già segnalati per il 2009, sono risultati accentuati nel corso del 2010.
L'incidenza percentuale delle entrate da canone sul totale dei ricavi aziendali, nel 2010 è stata pari al 60,6%, contro il 34,4% della pubblicità ed il 5 % degli altri ricavi.
L'entrata da canone, peraltro, è notevolmente compromessa dalle crescenti dimensioni dell'evasione che, nel 2010, si è attestata, per il canone ordinario, intorno al 26,7% e, per quello speciale, intorno al 60%, con una perdita di circa 450 milioni di euro l'anno per il canone ordinario e di 102 milioni di euro per quello speciale.
Anche il ricavo derivante dalla pubblicità ha evidenziato sostanziali flessioni rispetto agli esercizi pregressi.
L’attuale crisi economica ha determinato una sostanziale riduzione degli investimenti pubblicitari - la raccolta pubblicitaria nel 2010 del Gruppo Rai è risultata inferiore di oltre 200 milioni di Euro rispetto al 2007, differenziale negativo che si è ulteriormente incrementato nel corso dell'esercizio 2011 (-270 milioni di Euro).
Anche la pubblicità radiofonica evidenzia rilevanti problematiche.
La prolungata interruzione della rilevazione Audiradio e la circolazione di stime di ascolto provenienti da ricerche non condivise, hanno determinato, una situazione di obiettiva incertezza sul fronte della valorizzazione degli spazi pubblicitari.
In progressivo decremento si presentano, altresì, le entrate connesse ad iniziative con la Pubblica Amministrazione, con un'ulteriore perdita di risorse commerciali per la società.
Non risulta che la Società abbia predisposto un rigoroso piano di razionalizzazione e di contenimento dei costi, reso necessario dai negativi risultati delle gestioni precedenti e dall’a ndamento dei ricavi.
La Corte ha ribadito l’esigenza di predisporre efficaci interventi finalizzati a contrastare il fenomeno dell’evasione dal pagamento del canone, ed in particolare di quello speciale (riscosso direttamente dalla società) ed a ridurre i costi di produzione.
E’ stato dalla Corte raccomandato che venga mantenuto sotto stretto controllo l’andamento del costo del lavoro e degli oneri connessi, che incide per circa il 30% sul costo della produzione e che vengano significativamente ridotti i costi per le consulenze esterne, che hanno inciso sul bilancio del 2010 per circa tre milioni di euro.
La rigorosa razionalizzazione dei costi si configura come strumento per neutralizzare gli squilibri rilevati nella contabilità separata e, ove coniugata ad una efficace lotta all’evasione del pagamento del canone radiotelevisivo, potrebbe consentire la riduzione della misura del canone stesso, a beneficio della collettività che lo corrisponde.
A determinare i risultati negativi della gestione ha contribuito anche la inadeguatezza del contratto di servizio in tema di copertura dei costi che lo svolgimento del servizio pubblico comporta.
La Corte ha ribadito il giudizio, espresso nei precedenti referti, secondo cui il modello della contabilità separata, sicuramente valido per dimostrare all’Unione europea che il finanziamento pubblico non supera il costo complessivo sostenuto dalla concessionaria per lo svolgimento del servizio pubblico, non può essere assunto quale strumento unico per determinare la misura del canone di abbonamento.
Sono stati, in particolare, sottolineati i reiterati risultati negativi dell'aggregato A della contabilità separata (ove sono esposti i ricavi derivanti dalla riscossione dei canoni di abbonamento ed i relativi costi sostenuti per il Servizio pubblico, in attuazione delle previsioni del contratto di servizio).
L’aggregato, da quando si è data applicazione alla disposizione dell'art. 47 del d. lgs. n. 177 del 2005 sulla contabilità separata - che prevede l'obbligo di copertura dei costi del servizio pubblico - (5 anni riferiti agli esercizi 2005-2009) è risultato costantemente in disavanzo: 335 milioni nel 2008, 337 milioni nel 2009 e 364 milioni nel 2010.
La situazione non è bilanciata dai risultati dell'aggregato B, (ove sono registrati i ricavi ed i costi dell'attività commerciale), che, pur avendo chiuso in avanzo (149 milioni per il 2008 e per 118 milioni nel 2009 e 158 milioni nel 2010), presenta margini favorevoli sempre più esigui, a causa della contrazione del mercato pubblicitario.
Anche nel 2010 la RAI, al fine di razionalizzare il proprio modello organizzativo, ha posto in liquidazione o incorporato talune società controllate e concluso il processo di fusione per incorporazione di RAISat S.p.A. in RAI S.p.A., avviato l'anno precedente; omologa iniziativa ha interessato Rai Trade S.p.A. e Rai Net S.p.A., società incorporate nel corso del 2011 ed è stata chiusa anche la liquidazione di Sacis spa.
La Corte rappresenta l'opportunità che tale operazione – finalizzata ad agevolare il coordinamento gestionale delle attività che la separazione societaria rende difficoltoso – continui, accompagnata da una omogeneizzazione dei processi decisionali interni.
La RAI sta affrontando un impegnativo piano di investimenti, stabilito per legge, per l'adeguamento impiantistico al sistema digitale terrestre (DTT), per il quale la Società lamenta, peraltro, l'insufficienza dei contributi pubblici.
Significativa rilevanza rivestono, infine, le sanzioni irrogate dall’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (AGCOM) per la inosservanza, da parte della RAI, dei principi in materia di informazione e di ulteriori compiti di pubblico sevizio nel settore radiotelevisivo, nei programmi di informazione e di propaganda.

Corte dei Conti
Data:  27/7/2012   |    © RIPRODUZIONE RISERVATA            STAMPA QUESTO ARTICOLO            INVIA QUESTO ARTICOLO


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